Solo di notte aprono questi piccoli negozi, in cui faccio i miei acquisti discreti, questi cinematografi clandestini in quartieri brutti che ancora proiettano sgranati film della mia vita.
dialoghi con leucò
SAFFO: E' monotono qui, Britomarti. Il mare è monotono. Tu che sei qui da tanto tempo non t'annoi?
BRITOMARTI: Preferivi quand'eri mortale, lo so. Diventare un po' d'onda che schiuma, non vi basta. Eppure cercate la morte, questa morte. Tu perchè l'hai cercata?
S.: Non sapevo che fosse così. Credevo che tutto finisse con l'ultimo salto. Che il desiderio, l'inquietudine, il tumulto sarebbero spenti. Il mare inghiotte, il mare annienta, mi dicevo.
B.: Tutto muore nel mare e rivive. Ora lo sai. (...)
S.: Io ho voluto morire. Essere un'altra non mi basta. Se non posso esser Saffo, preferisco esser nulla.
B.: Dunque accetti il destino?
S.: Non l'accetto. Lo sono. Nessuno l'accetta.
B.: Tranne noi che sappiamo sorridere.
S.: Bella forza. E' nel vostro destino. Ma che cosa significa?
B.: Significa accettarsi e accettare.
S.: E che cosa vuol dire? Si può accettare che una forza ti rapisca e tu diventi desiderio, desiderio tremante che si dibatte intorno a un corpo, di compagno o compagna, come la schiuma tra gli scogli? E questo corpo ti respinge e t'infrange, e tu ricadi e vorresti abbracciare lo scoglio, accettarlo. Altre volte sei scoglio tu stessa, e la schiuma -il tumulto- si dibatte ai tuoi piedi. Nessuno ha mai pace. Si può accettare tutto questo?
B.: Bisogna accettarlo. Hai voluto sfuggire e sei schiuma anche tu.
S.: Ma tu lo senti questo tedio, quest'inquietudine marina? Qui tutto macera e ribolle senza posa. Anche ciò che è morto si dibatte inquieto.
.....
B.: Oh Saffo, onda mortale, non saprai mai cos'è sorridere?
S.: Lo sapevo da viva. E ho cercato la morte.
B.: Oh Saffo, non è questo il sorridere. Sorridere è vivere come un'onda o una foglia, accettando la sorte. E' morire a una forma e rinascere a un'altra. E' accettare, accettare, se stesse e il destino.
S.: Tu l'hai dunque accettato?
B.: Sono fuggita, Saffo. Per noialtre è più facile.
S.: Anch'io, Britomarti, nei giorni, sapevo fuggire. E la mia fuga era guardare nelle cose e nel tumulto, e farne un canto, una parola. Ma il destino è ben altro.
B.: Saffo, perché? Il destino è gioia, e quando tu cantavi il canto eri felice.
S.: Non sono mai stata felice, Britomarti. Il desiderio non è canto. Il desiderio schianta e brucia, come il serpe, come il vento.
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