Riflessioni:
1) La vicenda culturale dell'Occidente è giunta al suo capolinea: una grande promessa largamente non mantenuta. I fondamenti sui quali è costruita vacillano, perché il paradigma antropologico secondo cui ha voluto coniugare i grandi vissuti umani è fallito e ci ha portato dove oggi ci troviamo. Non è più una questione di restaurare un edificio gravemente leso. E' di un nuovo edificio ciò di cui abbiamo bisogno. Non sarà mai perdonato ai cristiani di continuare a essere culturalmente irrilevanti.
2) E' necessario avere ben chiaro quali sono le linee architettoniche del nuovo edificio; e quindi anche quale profilo intendiamo dare alla nostra comunità nazionale.
La vita di ogni persona umana, dal concepimento alla sua morte naturale, è bene intangibile di cui nessuno può disporre (...).
La dicotomia Stato-Individuo è falsa perché astratta. Non esiste l'individuo ma la persona che fin dalla nascita si trova dentro relazioni che la definiscono. Esiste pertanto una società civile che deve essere riconosciuta.
Lo Stato è un bene umano fondamentale, purché rispetti i suoi confini: troppo Stato e niente Stato sono ugualmente e gravemente dannosi.
Nessuna civiltà, nessuna comunità nazionale fiorisce se non viene riconosciuto al matrimonio e alla famiglia la loro incomparabile dignità, necessità e funzione. Incomparabile significa che nel loro genere non hanno uguali. Equipararle a realtà che sono naturalmente diverse, non significa allargare i diritti, ma istituzionalizzare il falso. "non parlare come conviene non costituisce solo una mancanza verso ciò che si deve dire, ma anche mettere in pericolo l'essenza stessa dell'uomo" (Platone).
Il sistema economico deve avere come priorità il lavoro: l'accesso e il mantenimento del medesimo. Esso non può essere considerato una semplice variabile del sistema. Il mercato, bene umano fondamentale, deve configurarsi sempre più come cooperazione per il mutuo vantaggio e non semplicemente come competizione di individui privi di legami comunitari.
Tutto quanto sopra è irrealizzabile senza LIBERTA' DI EDUCAZIONE che esige un vero pluralismo dell'offerta scolastica pubblica, statale e non statale, pluralismo che consenta alle famiglie una reale possibilità di scelta.
3) Non possiamo astenerci dal prendere posizione su tali questioni anche mediante lo strumento democratico fondamentale del voto. La scelta sia guidata dai criteri sopraindicati, che sintetizzo: rispetto assoluto di ogni vita umana; costruzione di un rapporto giusto fra Stato, società civile, persona; salvaguardia dell'incomparabilità del matrimonio-famiglia e loro promozione; priorità del lavoro in un mercato di non competizione ma di mutuo vantaggio; affermazione di una vera libertà di educazione.
Se con giudizio maturo riteniamo che nessun programma politico rispetti tutti e singoli suddetti beni umani, diamo la nostra preferenza a chi, secondo coscienza, riteniamo meno lontano da essi, considerati nel loro insieme e secondo la loro oggettiva gerarchia.
(...)
Bologna, 16 febbraio 2013. Carlo Card. Caffarra
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